Il testo completo dell’Articolo 30 della Costituzione della Repubblica Italiana è il seguente:
Articolo 30
È dovere e diritto dei genitori mantenere, istruire ed educare i figli, anche se nati fuori del matrimonio.
Nei casi di incapacità dei genitori, la legge provvede a che siano assolti i loro compiti.
La legge assicura ai figli nati fuori del matrimonio ogni tutela giuridica e sociale, compatibile con i diritti dei membri della famiglia legittima.
La legge detta le norme e i limiti per la ricerca della paternità.
Questo articolo è fondamentale in Italia, in quanto stabilisce che l’istruzione è un diritto e un dovere dei genitori, ed è la base legale che consente l’istruzione parentale (o Homeschooling).
Benvenuti nel meraviglioso (e un po’ sorprendente) mondo dell’Istruzione Parentale
Avete appena iniziato a curiosare nel tema dell’istruzione parentale, magari dopo aver sentito parlare di “homeschooling”, o forse dopo aver incrociato un genitore sorridente in un parco a metà mattina con la frase: “Noi facciamo istruzione parentale!”
E vi siete chiesti: “Cosa significa esattamente? E… io potrei farlo?”
Siete nel posto giusto.
Questo è l’articolo che mancava sul web: chiaro, accogliente e soprattutto onesto.

Che cos’è davvero l’Istruzione Parentale?
L’istruzione parentale, in Italia, è la possibilità per le famiglie di provvedere direttamente all’istruzione dei propri figli, senza far loro frequentare la scuola tradizionale.
Non è una moda, non è un ripiego, non è un club segreto (anche se a volte l’atmosfera sembra quella). È un diritto previsto dalla legge, semplice nella sua essenza: l’istruzione è un dovere dei genitori, la scuola è uno dei modi per assolverlo, non l’unico.
In pratica, significa che il bambino o ragazzo non frequenta una scuola, ma studia in contesti alternativi, guidato dai genitori o da altre figure scelte dalla famiglia.

Ma… cosa fanno tutto il giorno i bambini in istruzione parentale?
Domanda gettonatissima — e legittima.
La risposta breve: imparano.
La risposta lunga: imparano in tanti modi diversi. Come è giusto che sia!
- Studiano sui libri come tutti gli altri… ma senza il suono della campanella.
- Scoprono il mondo fuori casa: musei, laboratori, boschi, cucine, officine.
- Approfondiscono interessi personali con più continuità.
- Incontrano altri bambini e ragazzi in gruppi di socializzazione, sport, eventi, uscite organizzate.
Insomma: no, non stanno soli in una stanza a fare schede per 8 ore.
E sì, socializzano. Ma con chi vogliono e come vogliono — che è un bel vantaggio.

La parte “seria”: cosa richiede la legge?
Niente pergamene misteriose, niente missioni impossibili.
L’istruzione parentale richiede alcune semplici azioni… e un po’ di organizzazione familiare.
I genitori devono:
- Dichiarare ogni anno alla scuola del territorio che intendono provvedere direttamente all’istruzione del figlio.
- Garantire almeno una di queste due condizioni:
- la capacità tecnica, ossia poter assicurare un percorso educativo adeguato;
- la capacità economica, cioè avere i mezzi per sostenere materiali, attività, risorse.
- Far sostenere ogni anno allo studente un esame di idoneità, che verifica il percorso svolto.
Fin qui, tutto piuttosto lineare.
Quando arriva la terza media: la prova INVALSI + l’esame finale
Quando un ragazzo o una ragazza che fa istruzione parentale arriva in terza media, ci sono due momenti “ufficiali”:
- La prova INVALSI: un test standardizzato nazionale volto a verificare le competenze in Italiano, Matematica, (e a volte Lingue straniere) — una sorta di “termometro delle competenze di base”. Prova sostenuta da tutti i ragazzi, compresi i coetanei iscritti a scuola.
- L’esame di terza media: scritto e orale, come per i coetanei iscritti a scuola.

🧠 Il vantaggio di chi fa istruzione parentale
Chi ha scelto l’istruzione parentale non affronta queste prove come qualcosa di nuovo e sconosciuto: ha già sostenuto ogni anno un esame di idoneità, quindi arriva preparato, consapevole, abituato all’idea di “dover dimostrare” quanto ha imparato.
Risultato? L’eventuale ansia da prestazione è spesso molto minore rispetto a chi affronta tutto “per la prima volta”.
Perché menzionare la INVALSI: qualche dato utile — e un’amara verità
La prova INVALSI serve anche a capire come “sta andando la scuola in Italia”.
E i numeri recenti non sono esattamente rassicuranti.
- Secondo l’ultimo rapporto INVALSI 2025, permangono fragilità significative nell’apprendimento di Italiano e Matematica, con molti studenti che non soddisfano le competenze necessarie per affrontare la vita quotidiana e le sfide future (unesco.it
).
- La scuola italiana si colloca tra le più scarse d’Europa per certe competenze di base. (vanityfair.it
)
Quando si dice che la scuola italiana si colloca tra le più scarse d’Europa per certe competenze di base, ci si riferisce a competenze essenziali che i ragazzi dovrebbero padroneggiare per affrontare con autonomia la vita quotidiana, il lavoro e l’apprendimento continuo. Non è un giudizio morale: sono semplicemente abilità fondamentali misurate da test internazionali come PISA e INVALSI.
Le principali competenze di base sono:
1️⃣ Alfabetizzazione in lingua madre (Italiano)
• Comprendere testi scritti di varia natura (racconti, articoli, istruzioni).
• Individuare informazioni essenziali, inferire significati e sintetizzare contenuti.
• Comunicare in modo chiaro e coerente, anche scritto.
2️⃣ Matematica
• Risolvere problemi concreti con operazioni, frazioni, percentuali, proporzioni.
• Capacità di ragionamento logico-matematico, interpretazione di dati e grafici.
• Applicare la matematica in contesti reali (es. calcolare budget, misure, quantità).
3️⃣ Competenze scientifiche
• Comprendere fenomeni naturali e fisici di base.
• Analizzare dati scientifici semplici, fare ipotesi e trarre conclusioni.
• Applicare il metodo scientifico in esperimenti elementari.
4️⃣ Competenze digitali
• Saper usare strumenti digitali per cercare informazioni e risolvere problemi.
• Conoscere principi di sicurezza e cittadinanza digitale.
5️⃣ Competenze trasversali
• Capacità di ragionamento critico e problem solving.
• Comprensione di testi e dati, anche in lingua straniera (inglese, in molti casi).
• Abilità comunicative e di collaborazione.
🔍 Fonte dati
• PISA OCSE 2018: i test internazionali mostrano che la media italiana in lettura, matematica e scienze si colloca al di sotto della media OCSE, con un’ampia variabilità tra regioni. (OECD PISA 2018 Results)
• INVALSI 2025: solo circa il 56‑59% degli studenti raggiunge i livelli minimi in Italiano e Matematica. (INPS/INVALSI 2025)
In breve: “competenze di base” significa ciò che serve davvero per leggere, capire, calcolare, ragionare, usare strumenti digitali e affrontare situazioni della vita reale.
Quando la scuola italiana è “tra le più scarse”, significa che una parte significativa degli studenti non padroneggia ancora queste abilità fondamentali, non che non siano intelligenti o motivati.
Tradotto in parole semplici: siamo fuori gioco. E se sei un genitore che crede ancora che mandare un figlio a scuola sia automaticamente la cosa giusta… ti invitiamo con ironia a perderti tra le pagine di “Liberi di Sapere”, a guardare oltre il sistema, e a scoprire come si può crescere ragazzi capaci, curiosi e pronti per la vita — senza prendere appunti su un banco impolverato e rotto dalle 8 alle 14.

🎒 E dopo la terza media?
Per chi sceglie di continuare il percorso in istruzione parentale anche alle superiori, esiste una realtà bellissima su WhatsApp: https://chat.whatsapp.com/JgsUVt92JgD1CK8c8W6CMm
un gruppo nazionale di ragazzi che si auto‑organizza, crea progetti, sviluppa idee, collabora a distanza e dal vivo.
Spesso portano avanti iniziative stupende, creative e altamente motivanti, che diventano vere esperienze di crescita personale.
L’istruzione parentale, insomma, non “finisce” con l’esame di terza media.
Per molti, è solo l’inizio.

😄 E ora… sfatiamo qualche mito
MITO 1 – “I genitori devono essere tutti professori.”
No. Non serve un PhD per spiegare le frazioni o la fotosintesi. Serve curiosità, costanza e voglia di imparare insieme, ma se non ti senti in grado puoi sempre chiedere ad un altro genitore più esperto o trovare tu l’esperto appassionato.
MITO 2 – “I bambini non vedono mai nessuno.”
Se c’è una cosa che i bambini in istruzione parentale fanno spesso… è vedere gente. Anche troppa.
MITO 3 – “I genitori devono fare scuola 5 ore al giorno.”
No. L’apprendimento non è un orario, ma un processo. E spesso è molto più efficiente.
🌟 Cosa troverete entrando in questo mondo?
- Comunità accoglienti di famiglie.
- Condivisione di risorse e idee.
- Supporto, confronto, amicizie.
- Libertà di costruire un apprendimento davvero significativo.
- Periodi caotici, certo… ma anche enormi soddisfazioni.
L’istruzione parentale è un viaggio: a volte lineare, a volte pieno di curve, quasi sempre entusiasmante.

🤗 Benvenuti (con un’aggiunta importante — e ironica)
Se siete arrivati fin qui, forse state pensando che questo mondo non sia poi così misterioso — anzi, forse vi sta già incuriosendo più del previsto.
Incontrerete:
- famiglie accoglienti,
- comunità collaborative,
- gruppi di supporto,
- progetti condivisi,
- ampie libertà educative.
Ma — sì, c’è un ma, molto sano — in questa libertà esiste un Codice Etico (in definizione a breve online), un insieme di regole semplici e rispettose, che tutela la serenità di tutti.
È un codice che riguarda genitori e bambini, e serve a creare un ambiente sicuro, gentile e coerente con i valori del percorso.
📚 Risorse utili per chi inizia
Per iniziare con serenità:
1. Normativa e documenti ufficiali
- Costituzione Italiana – Articolo 30 (in alto riportato)
- D.Lgs. 76/2005 e successive linee guida
- Linee guida del MIUR sull’istruzione parentale
2. Materiali didattici
- Libri di testo scolastici
- Manuali alternativi (Montessori, Steiner, approccio classico, unschooling strutturato)
- Piattaforme gratuite: Khan Academy, Treccani Scuola, Rai Scuola
3. Strumenti pratici
- Planner annuale
- Diario di bordo educativo
- Mappe concettuali e strumenti visivi
4. Gruppi e comunità
- Gruppi nazionali di istruzione parentale
- Comunità locali per attività ed esperimenti
- Reti di co-op educative
5. Approcci pedagogici
- Montessori, Steiner-Waldorf, PBL o Problem Based Learning (Apprendimento basato su problemi) o Project Based Learning (Apprendimento basato su progetti), approccio classico, unschooling
6. Contenuti per genitori curiosi
- Podcast, video di divulgazione scientifica, lezioni online
7. Piccola guida ironica
- Non aspettare di sapere tutto
- Non cercare la perfezione
- Dai spazio alla curiosità
- Segui il buon senso
Figli della Libertà
Documentario 2017 – Regia: Lucio Basadonne e Anna Pollio